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Roma. Magritte – La Storia Centrale

di occasionivacanze 17 ottobre 2007

Magritte – ‘La Storia Centrale’

Sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

Roma – Complesso del Vittoriano

Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)

17 marzo 2001 – 8 luglio 2001

‘Magritte – La Storia Centrale’:

per la prima volta Roma accoglie, nella cornice del Complesso del Vittoriano, un’ampia mostra antologica interamente dedicata al grande artista belga. Dal 17 marzo all’8 luglio 2001 sarà possibile ammirare un vasto numero di dipinti scelti tra i capolavori del maestro surrealista, la maggior parte dei quali mai esposti prima d’ora in Italia.

La mostra

Magritte – La Storia Centrale‘: oltre sessanta opere accuratamente selezionate che permettono di ripercorrere l’intero percorso artistico del grande maestro surrealista. L’esposizione, prestigiosa per la qualità dei dipinti, provenienti dai musei di Bruxelles, Vienna, Copenaghen oltre che dalle più importanti collezioni americane, nasce da un’idea centrale: l’influenza dell’opera di Giorgio de Chirico sul lavoro di Magritte. Ecco quindi che il titolo scelto per la mostra, il quadro La Storia Centrale (1928) ricco di aspetti onirici e dall’atmosfera sospesa, sta a significare proprio la centralità delle suggestioni dechirichiane sull’intera opera di Magritte.

Scopo della mostra è anche quello di esporre a Roma dei capolavori completamente sconosciuti, tra i quali Le tombeau des lutteurs, che ha anche come titolo Il Canto d’Amore – significativo omaggio al quadro di de Chirico -, appartenuto ad un avvocato di New York che durante tutta la sua vita non volle mai esporlo. Lo stesso per La Nuit de Pise, proprietà di un collezionista italiano che ha accettato di dare in prestito l’opera solo per il prestigio della mostra romana.

‘Perché un’opera d’arte sia veramente immortale, è necessario che esca completamente dai confini dell’umano: il buon senso e la logica la danneggiano. In questo modo essa si avvicinerà al sogno e alla mentalità infantile’.

Le parole scritte da de Chirico nel 1914 spiegano perché i suoi quadri incantano l’artista belga. Magritte, infatti, crea immagini di grande impatto emotivo proprio perché da una parte propongono le incongruenze di un mondo scomposto e ricomposto secondo i moduli di un’allucinazione ma, dall’altra, vengono paradossalmente dipinte con la didattica semplicità delle illustrazioni per i libri d’infanzia. Il risultato è una realtà nuova, a tratti inquietante, carica di insidie come in un incubo o estraniata fino all’assurdo.

Magritte visitò due volte l’Italia rimanendo fortemente colpito dalle sue architetture classiche. Il ricordo di quanto visto durante il viaggio torna in alcuni dei suoi lavori. Basti pensare, ad esempio, al quadro La folie des grandeurs, Madame Récamier e La Nuit de Pise, tutti presenti nell’esposizione.

‘Il surrealismo si basa sulla fede nella realtà superiore di alcune forme di associazione prima d’ora dimenticate, fede nell’onnipotenza del sogno, nel gioco disinteressato del pensiero’: quanto scritto da Breton può splendidamente accompagnare lo spettatore lungo tutto il percorso della mostra: ora di fronte ad un paio di scarpe che a ben guardare sono fatte di carne (Le modèle rouge, 1953), ora di fronte all’enigmatico omino con la bombetta associato alla Primavera di botticelliana memoria (Le Bouquet tout fait, 1956), ora di fronte ad una coppa di champagne, irrealmente posta in una pianura, dalle dimensioni gigantesche, che contiene una soffice nuvola bianca (La Corde sensible, 1960). Un senso di ‘spaesamento’ ci afferra nel cercare di cogliere i nessi, le associazioni tra gli elementi all’interno del dipinto, i collegamenti tra il contenuto del quadro e il suo stesso titolo. E’ ciò che accade osservando anche La Catapulte du désert (1926), La lampe philosophique (1936), La Voix du sang (1948), o lo splendido Empire des Lumiéres (1961), in cui il contrasto tra un cielo azzurro e chiaro e la facciata di una casa immersa nella notte e illuminata da un lampione, disorienta lo spettatore.

La vita

Nato a Lessins nel 1898, Magritte viene avviato agli studi classici e sceglie subito la pittura come sua strada. L’artista belga, dopo aver frequentato, a partire dal 1916, l’Accademia di Bruxelles e aver svolto un’attività influenzata dalle ricerche d’avanguardia – tra futurismo, cubismo orfico e Nuova Oggettività -, nel 1923 viene completamente sedotto dal senso dell’enigma, del mistero, di una realtà-altra che legge nell’opera di de Chirico Il Canto d’Amore (1910).

Scrive Magritte: ‘… Un amico mi fece vedere una riproduzione del quadro Canto d’Amore che io ho sempre pensato sia l’opera del più grande pittore del nostro tempo’. E ancora in una lettera a Breton: ‘de Chirico è stato il primo a pensare che cosa deve essere dipinto, non come dipingere’. Proprio attraverso la Metafisica, Magritte si avvicina gradualmente alle idee surrealiste fino a quando, nella primavera del 1927, si trasferisce a Parigi entrando in diretto contatto con André Breton che, già nel 1924, aveva pubblicato il primo Manifesto del Surrealismo. Partecipa alle manifestazioni del gruppo surrealista con il quale espone a Parigi nel 1929. Torna definitivamente in patria nel 1930 dove prosegue la sua attività artistica per poi morire a Bruxelles nel 1967.

Organizzazione e realizzazione: Comunicare Organizzando – Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.00; domenica 9.30 – 20.30

Costo del biglietto: £ 15.000 intero; £ 10.000 ridotto – Per informazioni: tel. 06/6780664

Ufficio Stampa: Novella Mirri, tel 06/3297708; fax 06/3297703; cell. 0335/6077971 – e-mail: novellamirri@iol.it

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