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Stoccolma. In bicicletta sul Baltico

Dalla foresta in piena città alla casa di Pippi Calzelunghe, pedalando tra la natura incontaminata
di occasionivacanze 17 ottobre 2007

Veduta di Stoccolma 

Veduta di Stoccolma

 

Diario di un viaggio in bicicletta sul Baltico.

La Svezia è un po’ fuori mano. Forse per questo viene associata spesso soltanto ai mobili Ikea, a Bergman e Bjorn Borg. Facilmente uno svedese potrebbe essere confuso con un tedesco o con un olandese, ma in realtà questa terra scandinava è dotata di una precisa identità culturale, presentata orgogliosamente ai turisti. Sono andato a scoprirla.

 

Ho scelto di andare a Stoccolma con un pacchetto tutto compreso acquistato online sul sito di CIT VIAGGI,  la scelta ricade su un weekend con volo Finnair e pernottamento in hotel di media categoria (maggiori dettagli nella rubrica Banco di Prova).

 

Parto con un po’ di ritardo, e in due ore di volo inizia a profilarsi la costa scandinava, che sembra fatta di brandelli di terra gettati a mare: inestricabili dedali d’acqua confondono mare, lago e isolette spelacchiate di conifere rosseggianti d’un autunno inoltrato. L’impressione dal cielo è confermata a terra: l’avveniristico treno che mi trasporta da Arlanda, l’aeroporto, al centro di Stoccolma fa lampeggiare in continuazione dal finestrino specchi d’acqua intervallati da boschi fittissimi di conifere e betulle. La città mi accoglie con un grigio tramonto, avvolta da una sottile pioggia. D’inverno il sole illumina la Svezia per sole sei ore. La preziosissima luce deve dunque essere sfruttata il più possibile. Ecco perché tutte le case non dispongono di tende e le vetrate sono amplissime, fino al punto da far assomigliare le case a delle serre. Raccogliere i pochi raggi disponibili durante le giornate di freddo è forse più importante della tutela della privacy all’interno dei locali, che essendo così esposti, possono essere violati dall’occhio indiscreto di ogni passante.

 

Appena il tempo di lasciare il bagaglio all’albergo, il Rica City Hotel e subito mi trovo immerso nel fascino della città vecchia, sull’isola di Gamla Stan, a pochi passi dal centro commerciale dove è situato il mio hotel. Passeggio sotto la pioggia, mentre ormai sono tutti a cena, nell’intento di perdermi tra le anguste vie che serpeggiano tra colorate case dal sapore medievale. L’incanto dei tetti spioventi e dei terrazzamenti che s’innalzano dalla base di pietra grezza fino alla cornice corinzia è rotto da una serie interminabile di negozi di souvenir con le vetrine zeppe di articoli un po’ kitsch: è un tripudio di elmi vichinghi di latta, troll e bamboline di pezza, offerti a prezzi smodati. Ai confini dell’isola, spicca l’elegante edificio di granito del palazzo reale e di fronte, l’austero palazzo del Parlamento svedese.

 

Colto dai morsi della fame, interrompo il mio vagabondaggio per onorare la cucina svedese da Rolf Kök, dove placo i miei istinti con un rotolino di agnello alle spezie: sa più di nouvelle cuisine che di maschia cucina vichinga.

 

La mattina seguente mi sveglio di buon ora e mi dirigo su due ruote verso Djurgården, l’isola che un tempo era riserva di caccia del re. Qui, in pieno centro, la natura sembra incontaminata: due gazze ladre si rincorrono nei labirinti di querce, meli e betulle che formano una foresta in piena città. Sul limitare dell’isolotto, sorge il Vasa Museum: nel XVIII secolo, un vascello di enormi dimensioni, doveva celebrare la potenza del re di Svezia sbalordendo persino il mare con le sue decorazioni. Ma l’estetica non giovò alla statica del Vasa, questo era il suo nome, che alla seconda raffica di vento s’inabissò poco oltre il porto. Dopo tre secoli, nel 1960, la nave fu riesumata e poi collocata nel museo che porta il suo nome.

 

Poco oltre, si trova qualcosa di veramente curioso: il Junibacken, il museo dei bambini. Qui ogni pargolo può vedere in carne e ossa i protagonisti delle tradizionali favole svedesi, anche grazie a uno spettacolare percorso in una sorta di funivia attraverso le ambientazioni fiabesche ricostruite per i visitatori. Da segnalare nel museo la casa di Pippi Calzelunghe, che rivela tutto l’orgoglio svedese per un personaggio che anticipò la cultura dell’emancipazione della donna sin dalla prima infanzia.

 

All’uscita del Junibacken incontro un amico svedese, Mats un giornalista che ho conosciuto in Italia. Con lui inizio una pedalata per la città lungo interminabili teorie di velieri, barche a vela e Drakkar, promiscuamente ormeggiati su tutti i moli. Apprendo che ci sono escusioni nell’arcipelavo organizzate su navi vichinghe, per far provare ai turisti l’ebbrezza dell’antica navigazione scandinava.

 

Tratti di bosco sono intervallati da splendidi palazzi: il Municipio e la galleria di arte moderna spiccano tra gli altri per la grazia della costruzione e per la posizione, lungo le rive del Baltico. Nel tardo pomeriggio, i saliscendi sui ponti che collegano le isole iniziano ad affaticarmi. Per fortuna ci fermiamo ad ammirare il tramonto: dopo un’interminabile pioggia, il sole fa capolino tra le nuvole rischiarando i palazzi della città e le acque argentate del baltico di una luce dorata, simile a quella dei pittori fiamminghi.

 

La sera rimane il tempo per una cena al Paus, un ristorante un po’ pretenzioso a St. Eriksplan, una delle poche zone della città dove c’è vita di notte. Al ritorno in albergo, agogno la mia stanza: crollo nel letto vinto da un sonno infantile.

 

L’indomani, all’alba, mi congedo da una Stoccolma avvolta da una nebbiolina sottile che rende indefiniti i contorni di ogni casa. In aeroporto, semisveglio alle prime luci, avverto l’autunno nel cuore. 


Stockholm online

Gli svedesi sono molto orgogliosi dello sviluppo della tecnologia nel loro Paese: internet e cellulari arrivano ovunque. Anche per questo è facile trovare online informazioni sulla città, a patto di capire l’inglese. Un buon punto di partenza è sicuramente www.stockholm.com, un vero e proprio portale della città con mappe, itinerari e ultime notizie dalla radio svedese con Real Player. Una guida online si trova anche su Cityguide Europe

 

Arte postmoderna

Nell’aeroporto di Stoccolma, c’è un esempio curioso di arte: un computer avverte l’attività vitale di una pianta; quando questa è alta, il PC compra azioni, quando l’attività è bassa vende. Se poi, all’interno di un certo periodo si ottiene un guadagno, il computer annaffia la pianta, in modo che sia stimolata a ripetere la prestazione. La competenza finanziaria dell’essere di clorofilla ha fruttato in un anno il 12% sul portafoglio prescelto dall’artista.

Che imbarazzo!

Se in spagnolo “burro significa “asino” e in giapponese “cin cin” evoca protuberanze maschili innominabili, con buona pace della censura in svedese passare il tempo con una tazza di caffè o con qualcosa da mangiare si dice “fika” absit iniura verbo. Per questo Stoccolma è tappezzata di invitanti manifesti dei caffè e dei bistrot che recano l’imbarazzante espressione.  La testimonianza su questo blog.

Dormire da marinaio o da galeotto

A Stoccolma esistono due ostelli piuttosto originali: se volete provare l’emozione di dormire su un veliero a tre alberi, vecchio di cento anni, ma saldamente ormeggiato sul molo, Af Chapman è quello che fa per voi. Se invece amate le sensazioni forti, l’antica casa di reclusione Langholmen vi darà la possibilità di immedesimarvi nella parte di un carcerato, facendovi dormire in una ‘cella’ con tanto di grate alle finestre, specchio a forma di ghigliottina e letto pieghevole.

Per chi desidera alloggiare nel classico hotel ecco alcuni indirizzi dove cercare hotel a Stoccolma a ottimi prezzi:

Hotels.com

Venere.com

Accorhotels.com

 

RatesToGo.com

 

 

 

 

La cucina svedese 

 

 

Stoccolma è cara, e lo sono anche i suoi ristoranti. Da non molto la cucina tradizionale, fatta di patate, burro e salmone con aneto, è stata contaminata da reminescenze francesi, originando una gastronomia fusion. Questa cucina è così apprezzata che alcuni chef svedesi sono stati premiati con il Nobel per la cucina, il Bocuse d’Or. Sono frutto di questa gastronomia il merluzzo al tartufo, il salmone al caviale rosso con erba cipollina e la sogliola ai fichi con cannella. Non aspettatevi però la casareccia abbondanza della sora Lella…

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